La villa Floridiana, già esistente nella prima metà del XVIII secolo, agli inizi dell’Ottocento apparteneva agli eredi di Cristoforo Saliceti, ministro di polizia del governo murattiano. Gli eredi Saliceti, nel 1817, furono costretti a svendere l’appezzamento al re Ferdinando di Borbone, che intendeva destinarlo a residenza estiva della moglie morganatica Lucia Migliaccio di Partanna, duchessa di Floridia, sposata in Sicilia nel 1814, tre mesi dopo la morte della regina Maria Carolina.
La ristrutturazione dell’intero complesso, che già comprendeva un piccolo casino, ora sede del Museo Nazionale della Ceramica, ed una coffee-house l’odierna Villa Lucia, fu affidata all’architetto Antonio Niccolini che, tra il 1817 e il 1819, progettò sia il rifacimento in stile neoclassico della palazzina che la riconfigurazione dei giardini all’inglese, secondo la moda del tempo.
Il Niccolini, sfruttando il naturale andamento del terreno, degradante verso il mare, ridisegnò le aree esterne, alternando vaste praterie ad aiuole con quinte scenografiche a zone “a boschetto” e terrazzamenti scoscesi. Invece, per le zone circostanti l’edificio principale adottò soluzioni più regolari e simmetriche in conformità con le caratteristiche stilistiche di gusto neoclassico. Ideò, inoltre, un teatrino all’aperto, un tempietto ionico, le serre ed alcune grotte per animali esotici, unici elementi architettonici ancora oggi esistenti nell’attuale area del Parco, che fanno percepire l’originaria atmosfera pittoresca.
Riguardo alla Villa Floridiana, come si evince dalla pianta autografa del Niccolini conservata al Museo di San Martino, inglobando il vecchio casino Saliceti, concepì un edificio con corpo centrale rettangolare e due bracci perpendicolari e simmetrici, rivolti a settentrione, di cui quello occidentale di nuova costruzione. Inoltre, aggiunse, all’ingresso centrale dell’edificio una piccola area porticata, per la sosta delle carrozze, soluzione architettonica già adottata per il Teatro San Carlo.
Per la facciata meridionale, che risultava su tre livelli per l’accentuata pendenza del terreno, il Niccolini elaborò per il piano seminterrato un basamento in pietra lavica con una scalinata marmorea a doppia rampa, che raccorda l’edificio al parco circostante, aprendosi sul suggestivo panorama della città. Dopo la morte della duchessa, nel 1826, gli edifici monumentali ed il Parco subirono numerose trasformazioni da parte degli eredi fino al 1919, anno in cui la Villa venne acquistata dallo Stato e destinata a sede museale. La villa è anche dotata di spazi che possono essere dati in concessione per eventi.
La facciata di Villa Floridiana rivolta a settentrione si articola su due piani mentre, quella meridionale, a causa del terreno scosceso, si sviluppa su tre piani. L’architetto crea un basamento in pietra lavica con una scalinata in marmo a doppia rampa, elemento che unisce l’edificio al parco circostante. Dal 1826, anno della morte della duchessa, fino al 1919 gli edifici e il parco subiscono molte modifiche. Nel 1919, Villa Floridiana è acquistata dallo Stato e destinata a sede museale. Il Museo della Ceramica Duca di Martina ospita una delle più prestigiose raccolte di arte decorativa oltre ad accogliere gli appartamenti privati della duchessa e delle dame, una sala da pranzo, una piccola cappella e altre sale. Resta ben poco della decorazione e dell’arredo originario mentre è possibile ammirare la decorazione della galleria.
No Reviews